Il Monastero dal XI al XII Secolo

La fondazione dell’Abbazia del Goleto e la storia dopo Guglielmo

Dunque risalirebbe al 1135 la donazione del suolo da parte del signore di Monticchio, che determina una decisa propensione anche da parte degli abitanti del feudo, che vengono messi in facoltà di fare donazioni, il primo sarebbe stato un sacerdote, tal don Chiusano che dona alle monache case, vigne e orti. Dai più recenti studi sembra si possa stabilire che per volontà del fondatore, il vasto fabbricato primitivo era destinato ad ospitare una comunità di monache, al cui vertice vi era l’autorità suprema della Badessa; ai monaci con alta probabilità era affidato il servizio liturgico e le misure di sicurezza dell’area. Alta ipotesi è che la comunità maschile sia stata annessa in corso d’opera. Ad ogni modo già pochi anni dopo la fondazione si parla della presenza in convento di circa 500 monache. Sull’ipotesi che si trattasse di un Monastero doppio viene in aiuto sia la Legenda de vita et obitu Sancti Guilelmi confessoris et heremite che un documento notarile del 1151 in cui accanto al nome della badessa compare quello di monaci, preposti e cappellani. Il primitivo complesso ruotava attorno alla chiesa del Santissimo Salvatore, posta al centro dell’area occupata dal nascente monastero e costruita secondo l’orientamento delle chiese paleocristiane, cioè con “Conversi ad Dominum”.


Approfondimenti


Monacazione femminile nei secoli XI e XII

La genesi del Monastero: i primi ambienti di culto e di residenza

L’originario luogo di culto e celebrazioni del Monastero era assolutamente nascosto e dunque ignoto ai pellegrini visitatori del luogo dal XVIII fino alla fine del XX. Solo grazie al funesto sisma del 1980, dopo l’avvio dei sospirati lavori di scavo e restauro ne sono emerse le tracce costitutive. Pertanto oggi è possibile ricostruire virtualmente l’edificio, i cui resti sono visibili tra la Chiesa inferiore e la Torre Febronia. Con grande probabilità l’interno vantava ai due lati il coro delle monache, sospeso in alto, e il fonte battesimale nella navata di destra. Al centro dell’abside, oltre il transetto, sorgeva l’altare di marmo, a sinistra di questo una cappella più grande dove era stato sepolto il corpo del monaco fondatore. Il campanile, tuttora in ottimo stato, fu costruito alla metà del XVI secolo. Alla prima costruzione risalgono molti altri ambienti, alcuni dei quali conservati in forma più o meno integrale fino ad oggi, di altri di è soltanto ipotizzabile la destinazione d’uso o la stessa presenza. Gli ambienti destinati alle monache si aprivano nella parte retrostante la Chiesa del Ss. Salvatore ora descritta, qui infatti è ancora percorribile il Chiostro su cui si affacciavano Refettorio, Infermeria, Sala per riunioni capitolari, Noviziato, Officine con giardini e pozzi. Probabilmente anche uno Scriptorium. A sinistra della facciata della stessa Chiesa del Ss. Salvatore si apriva, invece, il Monastero maschile. Guglielmo muore in questo luogo da lui fortemente voluto nel 1142 e qui viene sepolto. Nel 1192, pare per volontà della badessa Agnese, fu edificato un sarcofago nella chiesa del San Salvatore. Alla fine del ‘600 questo fu trasferito presso l’altare maggiore della stessa chiesa, che venne sistemato con un ornamentale ciborio.

Espansione del Monastero

La prima importante espansione architettonica del Monastero si ha nel 1152 con l’edificazione dell’imponente Torre Febronia, che prese appunto il nome dalla Badessa che ne cura i lavori. La maestosa vetta dell’Abbazia viene costruita nel 1152, molto verosimilmente sul monumento funebre di un primipilaris originario di Compsa, appartenente all’età augustea (o al più secondo altre interpretazioni all’età flavia), M. Paccius Marcellus. La torre ha la struttura del donjon, ovvero un edificio di difesa di età normanna, rinvenibile in diversi castra della zona. L’edificio del complesso monastico ha le seguenti varianti rispetto al donjon tradizionale: solo due livelli, non vi è la cisterna, il piano terra ha una porta sul retro, l’area interna misura quattro metri per quattro. L’imponenza dell’edifico confermerebbe che nella volontà originaria si volesse realizzare un simbolo del potere signorile, garantito dal patrimonio fondiario, che consentiva alle badesse di esercitare la giurisdizione civile e criminale.

Da Monastero a Casale

Nei secoli XIII-XV il Monastero aggrega una nuova area, destinata ai servizi e alla residenza di laici, ovvero il Casale. Il complesso di architettura rustica, costituito da diverse abitazioni su due livelli, affiancate l’una all’altra sul lato sinistro, lungo il cammino d’ingresso al luogo sacro, viene edificato grazie a lasciti, donazioni ed eredità delle famiglie nobili.


Approfondimenti



Il Donjon – esempi di architettura castrense in Alta Irpinia

Nuovi scenari di culto

Tra il 1210 e il 1255 il Monastero viene ingentilito e impreziosito da un corpo architettonico unico strutturato in due cappelle, su due piani differenti. L’edificio sacro, di chiaro stampo gotico, si affaccia sul lato destro del primo chiostro, composto di due ambienti, l’ Atrio Inferiore o Galilea e la Chiesa Superiore o Cappella di San Luca.

Apogeo

Tra i secoli XII e XV l’Abbazia acquista sempre più influenza religiosa, economica e sociale, tanto da arrivare a possedere ampi territori in Irpinia, Basilicata e Puglia. Nella fase di massima espansione vanta ventisette dipendenze, che chiaramente determinano un rilevante potere economico. Il sistema organizzativo che lega il Monastero-madre e le dipendenze costituisce una strategica rete di supporto economico e difensivo. La congregazione di case religiose era legata da stretti vincoli giuridici ed economici sul tipo della monarchia feudale normanna. Guglielmo arrivò a collegare quattro monasteri, probabilmente tutti da lui fondati, Montevergine e Goleto, San Giovanni degli Eremiti a Palermo e Incoronata a Foggia. Soltanto dopo la morte del fondatore si rese inevitabile l’istaurazione della gerarchia. Le contrapposte tendenze religiose dei cenobiti e degli eremiti si affrontano dopo la morte di Guglielmo fino al vincente radicamento della Regola benedettina, di qui l’autonomia giurisdizionale che garantì l’indipendenza a ciascuna struttura.

Abbatia nullius

Un evento di straordinaria importanza va segnalato nel corso del XII secolo, esattamente nel 1191 il Monastero del Goleto, probabilmente sotto la reggenza della Badessa Marina, ottiene dal pontefice un titolo di alto prestigio, diviene cioè “Abbatia nullius”. Con tale prerogativa, il monastero viene posto al di fuori della giurisdizione della chiesa locale e dipende direttamente dal papa. La giurisdizione territoriale è affidata alla badessa, che, dunque, acquisisce maggiore autonomia nella gestione e nell’organizzazione della vita del monastero, soprattutto nell’amministrazione dei beni. “Nel cristianesimo primitivo non poche donne sovrintendevano le assemblee della comunità ecclesiale” (J. Morris), la concessione ricevuta probabilmente riguardava anche l’assegnazione di insegne sacre, come l’uso del bacolo pastorale, ovvero il bastone episcopale. Per il Goleto sono documentati tre processi giuridici sotto la reggenza della sola Marina, in cui la Badessa deve difendere i beni fondiari del monastero che ella stessa governa.