I Luoghi

Etimologia

La più accreditata tra le numerose interpretazioni del toponimo “Goleto” sembra essere quella secondo la quale si tratterebbe della forma italianizzata del termine dialettale “goglito”, ovvero giuncaia-canneto, quindi indicherebbe la vegetazione che cresce sulla riva del fiume Ofanto

Posizione Geografica

L’area, all’epoca della fondazione del Monastero, era racchiusa a mezza costa tra la collina che chiude la valle dell’Ofanto e il canneto che cresceva sulla riva del fiume. Qui passava un’antica strada che, attraverso i valichi di Fontigliano e del Quadrivio di S. Angelo dei Lombardi, collegava il forum di Montella all’Appia. Questa strada lambiva, dunque, il Goleto, che rappresentava un’area di sosta impreziosita dalla presenza di una sorgente naturale. Quest’ultima era segnalata, come di frequente uso presso i Romani, dalla costruzione di tombe e monumenti funebri. Qui con tutta probabilità si innalzava il monumento a M. Paccio Marcello.

Le Fonti

Tra le più importanti fonti bibliografiche per la ricostruzione della storia del Monastero del Goleto risulta l’opera sulla vita di Guglielmo da Vercelli, Legenda de vita et obitu Sancti Guilelmi confessoris et heremite, con tutta probabilità scritta da un confratello contemporaneo o di una generazione successiva. Nell’opera si descrive il frate Guglielmo come giovane peccatore, che scelse di destinare la sua vita al pellegrinaggio redentivo già a 14 anni. Intenzionato a dirigersi in Terra Santa si incamminò lunga la via Istmica, che collegava l’interno dell’Appennino centro-meridionale alla costa adriatica.


Approfondimenti



I pellegrinaggi penitenziali
Via Istmica

Fondazioni monastiche di San Guglielmo

Alla misteriosa e suggestiva figura di Guglielmo pellegrino viene attribuita la fondazione di molti monasteri, finanche in Sicilia, tuttavia solo alcuni sono a lui realmente riconducibili: Montevergine, l’Oratorio di Santa Maria sul monte Cognato (Dolomiti Lucane), il Goleto. Il giovane pellegrino, dopo aver contribuito alla fondazione del Monastero sul monte Partenio, nel 1119, si adopera all’espansione dello stesso, accogliendo numerosi adepti. Quindi nel 1128 Guglielmo abbandona il monastero di Montevergine, probabilmente per differenti posizioni sulla destinazione dei beni della comunità, che egli da asceta intendeva donare ai poveri, in opposizione ai confratelli, che ritenevano legittima la proprietà di quelli per la stessa comunità. Dalla terra irpina il pellegrino vercellese si reca dapprima a Serra Cognato, dove incontra Giovanni da Matera, con il quale condivide per un periodo la vita ascetica ed insieme danno vita ad una nuova comunità cenobitica. Dal territorio apulo i due si allontanano, dirigendosi Giovanni verso l’area del Gargano dove è ipotesi diffusa che abbia fondato il monastero di S. Maria di Pulsano e Guglielmo ritorna nel territorio irpino dove si dedica alla nascita del monastero del Goleto dedicandolo questa volta al SS. Salvatore. E’ più che probabile che nel territorio irpino Guglielmo avesse già contatti e promesse di sostegno, precisamente da parte di Ruggero di San Severino, “dominator del Castello di Monticchio…”. Quest’ultimo fa un’importante donazione al “venerabile eremita”, cedendogli un’area, ubi lu Gullitu dicitur, per costituirvi un monastero e alla casa religiosa assegna tra il Goleto e l’Ofanto una notevole estensione di terreno coltivabile. Il documento è conservato nell’archivio del monastero di Montevergine.


Approfondimenti



Il Monastero di Montevergine e la Regola dei Verginiani
Le “donationes pro anima” nel Medioevo
Il castrum di Monticchio